Filosofia
Il fondersi d’immagine e musica in un’unica opera d’arte è il gesto distintivo che segna la personalità di Stefano Ughi. I suoi primi lavori avevano un ruolo decorativo. Del resto, allora la sua carriera lavorativa era ancora improntata verso l’architettura. Lo stile delle sue opere si legava a un’estetica di gusto definita minimal. La musica non rientrava ancora nelle sue rappresentazioni estetiche; l’ arte visiva e la musica, viaggiavano su binari paralleli, ma l’uno non interferiva con l’altro.
Le opere “visive” erano, allora, superfici monocrome composte da pannelli tagliati in più parti e da cornici in acciaio. Per esempio, un’opera importante che lo spinse a proseguire questa inclinazione artistica, trasportandolo anche verso l’evoluzione che caratterizza i suoi ultimi lavori è stata l’opera “Deep Red”. Quest’opera si compone di una cornice in acciaio e di piastre dello stesso metallo incollate su una tavola di legno. L’idea principale in queste sue prime ricerche collima con il suo interesse per il gioco monocromatico messo in atto, di volta in volta, dalla comunicazione tra il colore e i suoi effetti visivi, reali per via dell’incontro della luce e inevitabilmente delle ombre e, altresì, attraverso il riverbero del colore impresso su superfici materiche differenti, come il legno, l’acciaio ed elementi in laminato plastico.
Con il passare del tempo, Ughi ha introdotto nelle sue opere suono e immagini figurative. Il gusto minimalista viene così rilanciato, ma con l’aggiunta di alcuni particolari, molto originali che hanno reso queste opere, altamente contemporanee. Sicuramente è stato il confronto con le idee di due famose e forti personalità artistiche che ha ispirato Ughi in questo tentativo singolare:
- Nell’ arte “figurativa” fu Robert Ryman (artista americano legato al minimalismo e all’arte concettuale) con i suoi ultimi lavori che consistevano in tele di colore bianco, dipinte con diverse tecniche e vernici, ma unicamente di tale colore, come una pagina bianca, per l’appunto;
- nell’ambito musicale, invece, fu John Cage (compositore, scrittore, artista americano) con il suo pezzo intitolato “Silent”, dove «il pentagramma era composto solo da pause musicali, quindi dal “non suono”, – racconta Ughi - “per cui la piccola Ensamble eseguiva un qualche cosa che non iniziava mai!».
All’età di venti anni, sul finire del 1975, Ughi si ritrovò ospite nel loft di Cage a New York, grazie ai contatti aperti con il Gallerista Leo Castelli, dall’amico Giuseppe Panza di Biumo, che aveva accompagnato a New York (uno dei più importanti collezionisti italiani di arte contemporanea americana). Dunque, in quella” mitica” occasione, Cage, venuto a sapere da Ughi della sua passione per l’architettura e la musica, gli disse: «L’arte visiva può essere rappresentata con 1′acqua allo stato liquido; l’architettura la si può paragonare a un cubo di ghiaccio e la musica, che è più impalpabilmente mistica, ha l’aspetto dell’acqua sotto forma di vapore. Se saprai combinare vapore e ghiaccio senz’ altro avrai inventato qualcosa di nuovo» (“Well, if you can combine ice and steam together (without passing through the liquid state); you certainly shall invent something new; but really new!”). Ughi ha così iniziato a costruire un suo mondo attraverso il legame tra architettura e musica. Quelle due opere, ovvero il silenzio di Cage e la pagina bianca di Ryman hanno rappresentato in realtà per lui la pietra miliare per ripartire con una nuova sperimentazione.
Ughi pensò, provocatoriamente, di tornare a soggetti figurativi e lo mise in atto nelle sue creazioni. «Sono sempre stato un appassionato sia d’arte antica figurativa, sia dell’arte contemporanea astratta, dove il gesto istintivo prevale sulla forma. Sono amante soprattutto dell’arte rinascimentale italiana e della musica, più o meno dello stesso periodo, ovvero: barocca e proto-barocca, come quella composta da Pier luigi da Palestrina, da Gesualdo da Venosa o da Antonio Vivaldi, sono anche molto interessato all’arte concettuale, minimal,che con il minimo ti dà il massimo; Mies van Der Rohe diceva: “Dove c’è il meno c’è il più” (“The less is more”)”.
“Bisogna iniziare a mescolare i sistemi”, Ughi sottolinea “bisogna tornare al figurativo, avendo però capito e digerito tutte le altre forme astratte di questo secolo”. Per fare questo ho anche scelto l’uso della fotografia».
II lavoro proposto da Ughi parte proprio da qui, nel momento in cui l’artista ha deciso di sostituire i paesaggi con degli sfondi monocromi e geometrici di tipo minimale e le figure in primo piano con delle fotografie ricavate da modelli viventi, la cui individuazione è parte integrante dell’ azione artistica: a questo punto, l’azione creativa dell’autore consiste nell’abbinare alcune figure storiche come Adamo ed Eva di Lucas Cranach, detto il Vecchio, a sfondi di colore rosa o azzurro e a forme geometriche in rilievo che richiamano l’artista Ettore Spalletti. Spuntano così ancora il rosa della pelle dei corpi nudi di Adamo ed Eva, le foglie sulle parti intime e la mela nella mano di Eva. Le sagome dei personaggi mantengono anche un’aureola nera, in ricordo di quell’antico dipinto di Cranach.
Le opere di Ughi si possono definire dei quadri, ma poi di fatto diventano delle sculture in quanto, la superficie dipinta ha una forma arrotondata, a mo’ di nicchia. Questo gioco di forme -quadri I sculture curve – ricrea la suggestione che si prova entrando in certi edifici barocchi dove gli affreschi sormontano le volte e le statue sono poste all’interno di nicchie, e l’effetto visivo viene accompagnato dal suono di musica e i canti. Per l’artista è essenziale che il pubblico venga avvolto dall’opera il più possibile con tutti i cinque sensi e che si senta lui stesso parte integrante dell’opera.
Essendo il lavoro di Ughi, in molte opere, un incontro tra musica e arte visiva la posizione critica mette in luce l’importanza di vista e udito nel approccio a un’opera d’arte. Dunque riflettendo criticamente sul modo di rapportarsi all’arte in Ughi si evince che i suoi lavori e la tecnica espressiva con la quale sono realizzati appartengono senz’altro a quel bel gioco di sensazioni in grado di concettualizzarli.
Il materiale che utilizza principalmente l’artista per la realizzazione delle sue opere è il legno, proprio per la sua valenza sonora. Sono superfici di legno curve di diversa dimensione, in grado di riflettere (curva concava) oppure di rifrangere (curva convessa) il suono e la luce allo stesso tempo, per propagarle al meglio e concentrarne al massimo l’effetto visivo e sonoro.
E’ proprio la sintesi tra le diverse forme di espressioni artistiche e tecniche, che fanno di Ughi, un personaggio legato al rinascimento. Racchiude in se conoscenze artistiche, come la pittura, la scultura e la musica. Custodisce altresì anche conoscienze più tecniche e scientifiche, come l architettura, l’acustica, la fotografia e l’illuminotecnica, rendendo questo artista, abbastanza unico e leonardesco.
Valentina Cavera.